n. 5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 EDITORIALE SERVIZI
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EDITORIALE Educazione
affettiva: La Direzione "La
consapevolezza della difficoltà del discorso dovrebbe, dunque, spingere
nella direzione opposta alla fuga o alla delega (in molti casi richiesta
alla scuola e ad altre agenzie educative) e cioè verso una riflessione
ancor più ampia, che non si accontenti della facile logica dei divieti
e, tantomeno, dell’ancor più pericolosa dottrina del "liberi
tutti". Un recente sondaggio realizzato per Famiglia cristiana da Coesis Research informa che quasi due terzi dei genitori di ragazzi tra gli 8 e i 15 anni ha affrontato, almeno una volta, il tema dell’educazione affettiva e sessuale con i propri figli, una percentuale che sale con il crescere dell’età dei ragazzi. D’altra parte i ricercatori fanno notare che esiste una nicchia di "renitenti" a questo tema: un genitore su dieci (più di 200 mila famiglie in Italia) si mostra infatti refrattario. Le motivazioni, facilmente intuibili, sono di vario genere: imbarazzo, incapacità, senso di inadeguatezza o più semplicemente rimando continuo «a un momento del futuro in cui se ne sentirà la necessità». La realtà quotidiana e anche i tanti drammatici, fatti di cronaca, spesso segnati da violenze messe in atto da chi fino a quel momento era considerato «un così bravo ragazzo» o anche «una ragazzina così tranquilla», chiedono d’altra parte a gran voce che il tema sia messo in primo piano in quella emergenza educativa di cui sempre più si parla. La consapevolezza della difficoltà del discorso dovrebbe, dunque, spingere nella direzione opposta alla fuga o alla delega (in molti casi richiesta alla scuola e ad altre agenzie educative) e cioè verso una riflessione ancor più ampia, che non si accontenti della facile logica dei divieti e, tantomeno, dell’ancor più pericolosa dottrina del "liberi tutti". Ben lontani dall’incamminarsi in questi opposti vicoli ciechi, gli autori dei contributi della nostra rivista si muovono dalla fondamentale questione antropologica che sottende al tema alle tante implicazioni della vita familiare, consci di quelle che Zattoni e Gillini definiscono "le bugie" da lasciarsi alle spalle: la perdita disinvolta dell’alone di mistero che circonda l’origine della vita in favore di informazioni nude e crude; l’equivoco culturale che basti fornire nozioni per educare, come se il sapere fosse una somma di informazioni; l’illusione che le informazione si trasmettano ignorando o non volendo vedere che «una vera educazione affettivo-sessuale accade in un rapporto d’amore tra i comunicanti». Messi in conto ulteriori approfondimenti e anche correzioni dettate dai mutamenti continui della vita dei più giovani, rimane fermo l’intento (e l’impegno) di continuare a opporsi a una rassegnata accettazione del bombardamento dei messaggi di una società e un ambiente culturale che non aiutano certamente in questo arduo compito educativo. La direzione |
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