Dossier:
Vite in saldoL’altro
mercato possibile
di Leonardo Becchetti
La
recessione mondiale, originata dal fallimento di alcune grandi banche
americane e diffusasi – per il classico "effetto domino" –
a tutte le più importanti piazze finanziarie, sta colpendo pesantemente
non soltanto i Paesi in via di sviluppo, ma anche i ceti medi e le
famiglie dei ricchi Stati occidentali, Italia compresa. Da tempo le
Chiese cristiane lanciavano allarmi, mettendo in guardia l’opinione
pubblica dai miraggi di una economia "di carta". Per molti
esperti ed esponenti di primo piano della Chiesa cattolica, questa crisi
è quindi la dimostrazione del fallimento di un capitalismo finanziario
immorale e idolatrico. Che fare ora? Serve un cambiamento radicale di
mentalità economica, che sappia innestare nel sistema quelle virtù
etiche che il libero mercato, da solo, non si sa dare. Una visione
complessiva, insomma, in cui il profitto sia in funzione della crescita
e del rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
Un’altra
economia oggi non è soltanto possibile, è necessaria. Se vogliamo
superare le sfide che ci attendono e i problemi che ci affliggono
(emergenza climatica, povertà, crisi finanziaria globale) sarà
fondamentale nei prossimi anni conciliare la creazione di valore
economico con quella di valore sociale e ambientale. Il sistema
economico vigente ha prodotto grandissimi benefici in termini di
sviluppo economico, miglioramento degli indicatori sociali e lotta alla
povertà in molte aree del mondo aumentando il numero di «anni felici»
(aspettativa di vita + qualità della vita stessa) per miliardi di
persone.
Allo stesso tempo il progressivo deterioramento del problema
ambientale, il permanere di sacche di povertà estrema, la crisi delle
relazioni interpersonali e la crescente povertà di senso nei Paesi più
sviluppati, assieme a una crisi finanziaria globale che mette oggi a
rischio le conquiste precedentemente raggiunte, ne sottolineano alcuni
limiti strutturali. Per delle sue logiche interne il sistema economico
ha finito per imporre una scala di valori alterata nella quale la
creazione di valore economico per l’azionista viene prima di tutto e
prevale in caso di conflitti con altre dimensioni fondamentali del ben
vivere e dello sviluppo della persona. In questa scala alterata l’uomo
consumatore e azionista viene prima dell’uomo lavoratore e portatore
di relazioni, ma alla fine tutti e quattro ci rimettono quando logiche
incontrollate creano cortocircuiti a livello di sistema come quelli che
stiamo vivendo in questi mesi.

A Lima, in Perù, ci si affida alla magia.
Uno sciamano pone amuleti sulle banconote per proteggerle dalla crisi
finanziaria (foto K.
Navarro/AP).
La
crisi finanziaria globale dimostra inoltre che il mercato non è in
grado di produrre (e anzi finisce per distruggere nelle sue crisi) quei
valori morali di cui ha estremo bisogno per funzionare: senso civico,
valori morali, fiducia interpersonale tra gli agenti economici, tra
banche e banche, tra banche e imprese, tra risparmiatori e banche. Non
è possibile risolvere questo problema semplicemente declamando delle
istanze morali fuori dalla piazza del mercato. L’unica soluzione
"incarnata" è quella di dare valori al mercato, dando
paradossalmente "un mercato ai valori", ovvero praticando e
vivendo i valori all’interno delle logiche del mercato.
È questa intuizione di base che ha portato alla nascita dell’economia
solidale, del consumo e risparmio responsabile, del "voto con il
portafoglio", determinando la progressiva costruzione di
"realtà-lievito" nel sistema economico in grado di produrre
quei valori di cui il mercato ha bisogno. Attraverso di esse i cittadini
stanno diventando sempre più consapevoli del fatto che, con le loro
scelte di consumo e di risparmio, sono i veri arbitri del futuro del
pianeta. Lo sono diventati sostenendo iniziative un tempo di nicchia,
piccoli semi che oggi sono ormai alberi frondosi. Nuove modalità di
accesso al credito per i non bancabili come la microfinanza coinvolgono
oggi più di 3 mila istituzioni nel mondo che prestano a più di 100
milioni di poveri (più di 400 milioni, considerando le famiglie
interessate). Il commercio equo e solidale, uno degli esempi più noti
di "voto con il portafoglio", ha oggi il 30 per cento del
mercato delle banane nel Regno Unito e ha compreso, lavorando sul campo,
che il vero problema della povertà dei produttori marginalizzati del
Sud del mondo non è la scarsità di produzione ma i limiti di accesso
al mercato, le strozzature dei canali di sbocco, l’impossibilità di
investire nel proprio progresso accedendo a credito e istruzione.

La borsa di New York
(foto H. Ray. Abrams/AP).
Se
restiamo nel sistema a due dimensioni (privato e pubblico) nel quale i
cittadini hanno un ruolo meramente passivo, non vinceremo mai le sfide
che ci aspettano. Soltanto l’aumento della partecipazione dei
cittadini attraverso il voto con il portafoglio e la creazione di un
"privato sociale" in grado di competere con Stato e mercato,
stimolando il primo a una maggiore efficienza e il secondo a una
maggiore responsabilità sociale possono portarci fuori dal tunnel. Un’altra
economia è necessaria e possibile, la responsabilità è nelle nostre
tasche e nelle nostre mani.
Leonardo Becchetti
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I cattolici e la
recessione: vie di uscita dalla piazza crisi
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